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Dicembre 13, 2021

La Pitlane Interview: Tommaso Volpe, Nissan

Una delle case automobilistiche che credono veramente nell'efficacia del motorsport come piattaforma di marketing globale è Nissan. Ecco perché abbiamo fatto una chiacchierata con Tommaso Volpe, General Manager del Motorsport Globale e Partnership, per capire come Nissan si avvicina al motorsport e quali sono gli obiettivi.

Nissan è in Formula E, GT World Challenge, Super GT. Cosa rappresenta il motorsport per voi al giorno d’oggi?

Sicuramente il motorsport, per noi come per molte altre case automobilistiche, è una piattaforma su cui dimostrare non solo le capacità tecniche della casa nel momento in cui si è coinvolti direttamente nello sviluppo della vettura, ma anche una piattaforma tramite cui creare engagement con fan e pubblico, e promuovere il brand dando una nuova narrativa. Ha insomma una doppia valenza: una tecnica e una di marketing e comunicazione.

Voi siete stati circa 10 anni in Formula 1 con il marchio Infiniti, prima come partner di Red Bull Racing e poi di Renault. Infiniti, tuttavia, era partner tecnico e quindi l’operazione non era solo di semplice marketing. In Formula E vale lo stesso principio? Com’è stata la transizione nel passare dalla F1 alla FE come piattaforma di marketing?

I progetti inizialmente sono stati sviluppati in parallelo per servire due brand diversi: Nissan è entrata in Formula E quando ancora Infiniti era presente in Formula 1 con Renault. Non si può quindi parlare di una vera e propria transizione, ma comunque la logica di fondo è la stessa. Infiniti era entrata in Formula 1 per aumentare la propria brand awareness, soprattutto in Europa, dal momento che era un marchio ancora giovane. I costi e l’impegno richiesti dalla F1 hanno però fatto propendere la decisione verso un ingresso a livello di sponsor di Red Bull Racing senza avere un effettivo coinvolgimento tecnico in prima battuta.  Una casa automobilistica non può però accontentarsi di sole azioni di marketing quindi, sin dall’inizio, era previsto un ingresso nello sport in modo attivo. Questo è poi stato realizzato con l’Alliance (Renault-Nissan-Mitsubishi) che ha deciso di entrare in F1 con il brand Renault e la naturale scelta è stata di avere Infiniti come partner tecnico nello sviluppo del motore ibrido. Per Nissan invece la decisione è stata sin dal principio di entrare come team a tutto tondo in Formula E.

Dal punto di vista tecnologico, la F1 viene sempre dipinta come l’ambiente in cui fare R&D per un successivo trasferimento delle soluzioni sulle auto stradali, ancora adesso con l’ibrido che mantiene un certo vantaggio competitivo sull’elettrico. Quanto di ciò che sviluppate in Formula E si riesce a portare sulle auto elettriche? Anche in un confronto con il periodo di Infiniti in F1.

Parliamo innanzitutto di progetti diversi. Sia Infiniti che Nissan avevano già una grande esperienza nella tecnologia sin da prima di entrare nei rispettivi sport. Nissan era addirittura pioneristica nel settore elettrico da ben prima della Formula E: da 70 anni lavoriamo su progetti che coinvolgono l’elettrificazione delle auto e abbiamo venduto la prima auto elettrica al mondo rivolta alle masse (la Nissan Leaf), ormai 11 anni fa. Quindi, in realtà, abbiamo affrontato il processo inverso: Nissan ha trasferito la propria conoscenza ‘di serie’ sulle auto da corsa. A lungo termine, tuttavia, abbiamo prorogato la nostra partecipazione al campionato almeno fino al 2026. Il nostro piano è pertanto di cominciare ad intraprendere il percorso più classico: dalla pista alla strada. Per Infiniti il discorso è simile: il primo ibrido performante della Q70 è stato lanciato ben prima che diventasse la tecnologia delle power unit in F1.

Molti costruttori puntano attualmente al WEC, attirati dal nuovo regolamento Hypercar. Come vedi il nuovo stato di forma dell’endurance?

Il WEC sta diventando sempre più interessante, soprattutto alcune categorie con omologazione condivisa tra Europa e USA. Al momento siamo concentrati sulla FE, ma teniamo sotto osservazione tutti i campionati, tenendo in mente sempre gli stessi criteri: la partecipazione ad una categoria deve aver senso a livello tecnologico, con possibilmente know-how pregresso, e deve aver senso da un punto di vista del marketing in senso lato.

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